Oltre 6 anni e mezzo di pene detentive e quasi 30mila euro di pene pecuniarie. Si chiuse così, nel novembre 2014, con il patteggiamento di tutti i 16 indagati rimasti, l'inchiesta Cospalat, il consorzio di produttori finito nel 2013 nel mirino di un'indagine dei carabinieri del Nas e della Procura di Udine su alcune presunte irregolarità nel latte, in particolare in relazione a un livello di aflatossine superiore alla norma riscontrato in alcune partite al momento della raccolta. Il gip del tribunale di Udine Paolo Alessio Vernì accolse tutte le istanze di patteggiamento concordate dalle 14 persone fisiche (dipendenti, collaboratori e allevatori del consorzio) e dai due soggetti giuridici, il Consorzio e il laboratorio di analisi, chiamati a rispondere in base alle norme sulla responsabilità degli enti. Associazione a delinquere, frode in commercio e commercio di sostanze alimentari nocive le ipotesi di reato rimaste, a vario titolo, contestate. Nel corso delle indagini è caduta l'accusa di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari. I patteggiamenti, concordati ancora nella fase delle indagini preliminari, sono stati accolti dal giudice in quanto, motivò, «la penale responsabilità degli imputati non è esclusa allo stato degli atti, deponendo, anzi, in senso contrario i contenuti della notizia di reato redatta dai carabinieri, le annotazioni di pg, le intercettazioni telefoniche e ambientali, le analisi chimiche, le dichiarazioni degli imputati». Ma «l'atteggiamento collaborativo mantenuto da un certo punto in poi del procedimento e la cessazione degli illeciti, in uno alla incensuratezza (per alcuni) giustificano la concessione delle circostanze attenuanti generiche», aggiunse il giudice concedendo «a tutti il beneficio della sospensione condizionale della pena, confidandosi nell'effetto deterrente della mera inflizione di condanna».


