Quello che vi stiamo mostrando è parte di un contratto UNEBA utilizzato da una società italiana attiva nella fornitura di personale infermieristico. Già al punto 2 si legge “LA SUA QUALIFICA SARA' DI IMPIEGATO INQUADRATO AL 3S° LIVELLO, LE SUE MANSIONI SARANNO DI INFERMIERE PROFESSIONALE. LA DITTA SI RISERVA LA FACOLTA' DI VARIARE LA MANSIONE A CUI IL LAVORATORE E' ADDETTO IN BASE ALLE ESIGENZE DI SERVIZIO”. Secondo Luciano Clarizia, presidente regionale dell'ordine degli infermieri del Friuli Venezia Giulia e secondo il suo omologo provinciale udinese, Stefano Giglio, si rasenta il caporalato per certi aspetti. Al punto 6 del contratto si legge infatti “LA RETRIBUZIONE SARA' RICONOSCIUTA SULLE BASE DELLE ORE EFFETTIVAMENTE SVOLTE. IN RELAZIONE ALLA SUA MANSIONE E AL CORRISPONDENTE LIVELLO DI INQUADRAMENTO, LA SUA RETRIBUZIONE ORARIA LORDA SARA' COMPOSTA COME DI SEGUITO SPECIFICATO: PAGA BASE: 09,20 EURO. IN AGGIUNTA A TALE RETRIBUZIONE BASE, LE PARTI PATTUISCONO UNA RETRIBUZIONE CONCORDATA FINO AD OTTENERE L'IMPORTO DI 2.300 EURO NETTI MENSILI PER 38 ORE SETTIMANALI, COMPRENSIVI DI EVENTUALI RIMBORSI SPESE, TRASFERTE E MAGGIORAZIONI”. Torniano a noi; il termine INFERMIERE PROFESSIONALE in qualunque contrattualistica è ormai desueto, usandosi semplicemente il termine INFERMIERE. Inoltre cosa vuol dire che la dittà “si riserva la facoltà di variare la mansione a cui l'INFERMIERE è addetto in base alle esigenze di servizio? Fino a dove un INFERMIERE può essere mandato e, a parità di trattamento economico totale, visto che al punto 8 del contratto si legge: ”LA SEDE DI LAVORO E' L'UNITA' OPERATIVA PRESSO…PER MOTIVI TECNICO ORGANIZZATIVI POTRA' ESSERE COMANDATO PRESSO ALTRE UNITA' LOCALI GESTITE DALLA SOCIETA'". Stupisce che tale contratto, visto e letto da politici, sindacati, commercialisti, consulenti del lavoro, ordini professionali e pubbliche istituzioni dello Stato, non sia mai stato oggetto di una serie riflessione.
