L’ex sindaco di Monfalcone Annamaria Cisint, oggi eurodeputata della Lega, è stata minacciata di morte da un bengalese davanti al municipio. L’uomo l’ha minacciata platealmente in mezzo alla piazza, urlando: “Le taglio la gola”. I cittadini, sono intervenuti e hanno fermato l’intimidatorio dopo essersi accorti di ciò che stava avvenendo sotto i loro occhi. Poi hanno allertato le forze dell’ordine che sono intervenute sul posto per identificare il soggetto. “La mia colpa? Aver chiuso tre moschee irregolari e aver imposto il divieto d’ingresso nei locali comunali a chi si presenta con il volto integralmente coperto”. Queste le parole dell’esponente del Carroccio, che poi ha spiegato come le sue iniziative rappresentino “una lotta contro la radicalizzazione, contro la sottomissione della nostra civiltà e contro il tentativo di cancellare le nostre libertà da parte di chi vorrebbe sostituirci e trasformare l’Italia in una succursale di un regime teocratico, imponendo la Sharia”. Nel frattempo la città di Udine è sempre più piena di minori profughi non accompagnati, o presunti tali; i più pericolosi e problematici son quelli del Nord Africa, Egiziani in primis. Secondo le forze dell'ordine (basta pensare all'ultimo caso di omicidio a Gemona), fra gli adulti, sono considerati pericolosi anche i latino americani. Ecco allora la trovata geniale del presidente di Confindustria Udine che per abbattere i costi della manodopera ha dichiarato in una recente conferenza stampa. "Sul piano della formazione abbiamo avviato progetti in Nord Africa e ci prepariamo a replicarli in Sud America. Sul fronte dell’attrattività, stiamo elaborando un importante piano di housing sociale, per offrire soluzioni abitative a prezzi calmierati a chi viene a lavorare sul nostro territorio. In particolare all’Argentina, e poi al Brasile. Prevedo che a settembre organizzeremo una missione. L’obiettivo è portare in Friuli giovani già formati nei Paesi d’origine da inserire nelle nostre aziende, oppure completarli nella formazione qui, presso l’Its, per dotarli delle competenze necessarie prima dell’ingresso nel mondo del lavoro. Il modello è lo stesso dei progetti in Ghana e in Egitto, che stanno funzionando bene. Con un vantaggio: molti italo-argentini hanno il doppio passaporto e quindi non rientrano nelle quote previste dal decreto flussi, che sono limitate. Il nostro obiettivo è portare qui non lavoratori singoli, ma famiglie, così da favorire l’integrazione e il radicamento».
